“Dentro i Cpr condizioni inumane, chi entra non può uscirne sano. Vanno chiusi”
rassegna stampa

Luoghi di detenzione amministrativa, dove si è trattenuti senza aver commesso alcun reato, ma con l’unica ‘macchia’ di violare una norma amministrativa che riguarda l’ingresso e il soggiorno nel territorio italiano. Una ‘detenzione senza reato‘ ai danni di cittadini stranieri, da tempo contestata da associazioni come LasciateCIEntrare, e non solo. Ma ormai nel silenzio o quasi della politica. Non è un caso che accedere all’interno di queste strutture sia praticamente oggi un’impresa. Impossibile o quasi per la stampa, complessa pure per chi come De Falco ne avrebbe diritto, come parlamentare, “ai sensi dell’articolo 67 dell’ordinamento penitenziario, insieme ai miei accompagnatori per ragioni del mio ufficio”, rivendica. Eppure, denuncia, “è grave che alla legge spesso si sostituisca l’arbitrio e la discrezionalità dell’amministratore“. Così accedere per chi lo accompagna può diventare subito possibile nel capoluogo lombardo, ma non a Ponte Galeria. “Al Cpr di via Corelli a Milano siamo riusciti a ispezionare il centro io e i miei accompagnatori, cioè persone che parlano l’arabo e conoscono queste strutture. Fanno da mediatori culturali, in modo da poter controllare come vada la gestione e che la prefettura faccia a sua volta il proprio lavoro di controllo sul gestore. Qui a Roma invece mi è stato opposto un rifiuto, dalla prefettura di Roma o comunque attraverso la funzionaria, e non è la prima volta. Soltanto io potevo entrare subito, che non conosco la lingua araba. Mentre si doveva ‘procedimentalizzare’ l’accesso dei miei accompagnatori: nei fatti, potevano accedere tra quindici giorni”, attacca De Falco, annunciando di voler “ricorrere alle vie legali”.
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