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TAI e Ciac: “Ferite di confine”, il modello Albania va fermata - SCARICA IL REPORT

Dalle visite in Albania emergono testimonianze drammatiche e prove di un sistema opaco che mette in discussione i principi fondamentali dell’Unione europea

Il Tavolo Asilo ha presentato il report “Ferite di confine. La nuova fase del modello Albania”, frutto delle visite di monitoraggio nel centro di Gjader effettuate in collaborazione con il Gruppo di contatto del Parlamento italiano e di quello dell’Ue. Al lavoro hanno contribuito anche due operatori di Ciac, che hanno raccolto le storie delle persone rinchiuse in Albania.

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Il documento aggiorna e prosegue l’analisi avviata con la pubblicazione “Oltre la frontiera. L'accordo Italia-Albania e la sospensione dei diritti”, diffusa dal Tavolo Asilo e Immigrazione nel marzo 2025. Se allora l’attenzione era rivolta al trasferimento coatto in territorio albanese dei richiedenti asilo intercettati in mare e provenienti da Paesi considerati “sicuri” dal governo italiano, oggi il quadro è radicalmente cambiato.

Da aprile, infatti, il governo ha introdotto un nuovo assetto operativo che prevede il trasferimento forzato nel centro di Gjader di persone già trattenute nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) in Italia. Si tratta di un dispositivo di detenzione amministrativa transnazionale caratterizzato da scarsa trasparenza e da un forte rischio di violazione dei diritti fondamentali, come confermato dalle evidenze raccolte durante i monitoraggi condotti sul posto dal Tavolo Asilo e Immigrazione.

Gli obiettivi di questo secondo report sono da un lato documentare in maniera rigorosa i profili giuridici, organizzativi e sanitari che caratterizzano questa nuova fase del cosiddetto “modello Albania”, e dall’altro analizzare le conseguenze che essa comporta sul piano delle garanzie individuali e sull’assetto democratico della gestione dei flussi migratori. L’analisi mette in luce l’opacità procedurale che circonda i trasferimenti, la compressione dei diritti delle persone coinvolte e la tendenziale elusione del controllo giurisdizionale, creando di fatto uno spazio di eccezione giuridica e materiale al di fuori del territorio italiano.

Come denunciato a seguito delle visite di monitoraggio e riportato in questo rapporto, l’attuazione del protocollo Italia-Albania sul trasferimento coatto dei cittadini stranieri in attesa di espulsione deve essere immediatamente sospesa. Lo impongono le gravi violazioni riscontrate all’interno della struttura di Gjader e le evidenti criticità giuridiche che emergono da questa nuova fase operativa.

La decisione del governo italiano di realizzare a tutti i costi una struttura di detenzione amministrativa fuori dai confini nazionali rappresenta la volontà di guidare in Europa la definizione di politiche di esternalizzazione sempre più cruente e oppressive, comprimendo i principi di diritto sanciti dalla legislazione europea e riducendo gli spazi di controllo giurisdizionale, sia a livello nazionale che comunitario.

Se l’Unione europea continuerà a seguire la strada tracciata dal nuovo Patto europeo, il rischio è quello di cancellare di fatto il diritto d’asilo così come configurato dal diritto internazionale, violando i valori fondativi dei Trattati Ue. Si tratta di un pericolo gravissimo, di cui non tutti sembrano essere consapevoli. Per questo, come società civile italiana, chiediamo con forza la sospensione immediata del protocollo Italia-Albania e l’apertura di un confronto pubblico e trasparente su politiche migratorie rispettose dei diritti e della dignità delle persone.

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