Quello che si respira entrando dalla porta è un'atmosfera serena. Una mamma, la figlia adolescente e due cani vogliosi di coccole. Ma in questa casa c’è qualcosa di diverso. Seduto sul divano c’è Bashir che, tra un sorriso e l’altro, non perde d’occhio i due golden retriever e loro non hanno occhi che per lui.
Bashir ha 16 anni viene dal Mali e in quell’appartamento nelle campagne di Parma è completamente a suo agio, quasi ci fosse cresciuto. Eppure non è così. Ogni sera è costretto a lasciare quegli spazi e rientrare in quello che lo stato italiano ha stabilito essere la sua “casa”: un container, piazzato in un parcheggio, insieme a decine di altri migranti.
Un campo di permanenza temporanea, quello di Martorano alle porte di Parma. Un luogo privo di senso che doveva essere di passaggio ma che per molti è diventato un blocco, un vincolo da cui non è possibile uscire. Un posto che non ha nulla di serenità o famiglia. Sembra a migliaia di chilometri di distanza da quel divano, ma si trova a solo poche centinaia di metri. Bashir li percorre tutti i giorni. Come se passasse dall’angoscia alla tranquillità e viceversa. Passo dopo passo.
“E la cosa più dolorosa di tutte - ammette Ludovica, la mamma di questa storia - Vederlo andare via ogni sera ci fa soffrire”. La soluzione per scacciare quel male l’hanno trovata contemporaneamente Ludovica e sua madre: perché non provare a chiedere l’affidamento di Bashir? Detto fatto: il percorso burocratico è tortuoso e complesso, ma con la forza di volontà si arriva dove si vuole. "Non è stato facile - spiega Ludovica - ma ci siamo riusciti. Da fine aprile Bashir è ufficialmente affidato a noi, ora non dovrà tornare in quei container ogni sera". Una felicità non è vera se non è condivisa, dice un vecchio detto e quindi Bashir le fa eco. “Sono molto contento - spiega Bashir nel suo inglese veloce - voglio costruire un futuro in Italia insieme a questa mia nuova famiglia che ringrazio dal profondo del cuore”. E a guardarli sembra tutto naturale, normale, semplice e lineare. Un rapporto, quello tra Bashir, Ludovica e la figlia , sbocciato da pochi mesi ma che - si nota al primo sguardo - ha già la solidità e la fiducia di quelli costruiti sulla pietra.
Bashir era uno degli oltre cento ospiti del famigerato “campo di Martorano”. Immaginate l’enorme parcheggio di una fabbrica abbandonata da vent’anni, immersa nelle campagne di Parma, lontano da tutto e da tutti. Ora prendete alcuni container, pardon “moduli abitativi”, di quelli che si usano nei terremoti, piazzateli nel grande piazzale asfaltato, portateci decine di migranti sbarcati solo da poche ore a Lampedusa e ditegli che è la loro casa per mesi, al freddo di inverno e al caldo d’estate. Ah, non dimenticate di eliminare qualunque servizio utile all’integrazione: niente scuola di italiano, niente assistenza sanitaria e tanto meno quella legale. Aggiungete una buona dose di isolamento sociale. Quello che otterrete è uno dei luoghi più tetri che si possano immaginare. Ecco, in quel buio è nata una fiammella di speranza.
Grazie a quella fiammella Bashir può dormire in un letto vero e soprattutto pensare al futuro. Studia la lingua italiana nei corsi di Ciac e frequenta un corso di magazziniere. "Il mio obiettivo - dice - è quello di riuscire ad aiutare la mia famiglia in Gambia e grazie a questa possibilità potrò farlo". La conclusione di questa storia non può che essere dedicata ai due Golden retriver che per tutto il tempo del nostro incontro non hanno smesso un secondo di cercare gli occhi di Bashir. "I cani - conclude Ludovica - lo cercano come se fosse il loro padrone da sempre. Certo, ora è cambiato tutto: ho due adolescenti da seguire anziché una sola, ma lui ha portato allegria nella nostra casa, riesce sempre a farci sorridere".
LA STORIA DI LUDOVICA E BASHIR E' FINITA ANCHE SU AVVENIRE DEL 14 MAGGIO 2024
L'accoglienza? E' diventata affido!
Una mamma, la figlia adolescente e due cani vogliosi di coccole. Ma in questa casa c’è qualcosa di diverso. Seduto sul divano c’è Bashir un giovanissimo Gambiano che sino a pochi giorni fa viveva nel campo di Martorano