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Conversione permesso di soggiorno da casi speciali a lavoro. Questura di Parma condannata dal Tribunale di Bologna

Il Tribunale di Bologna ha condannato la Questura di Parma a prendere in carico la domanda di conversione di un permesso di soggiorno per Casi speciali in uno per lavoro e contrastando la prassi scorretta degli uffici parmigiani, oltre al pagamento delle spese processuali.

Comunicati stampa

“Dispone che la Questura di Parma provveda a ricevere e formalizzare la domanda di conversione del permesso di soggiorno del ricorrente”. È la decisione dell’ordinanza con cui il Tribunale di Bologna ha riconosciuto ad un giovane gambiano, in possesso di un permesso di soggiorno per casi speciali, il diritto di depositare una richiesta di conversione del suo documento per motivi di lavoro. E’ la prima sentenza di questo tipo a Parma e si tratta, allo stesso tempo, del riconoscimento di un diritto e la constatazione di una pratica scorretta messa in atto dagli uffici pubblici.

La storia, conclusa con la sentenza, prende il via quando il migrante chiede di convertire il proprio permesso di soggiorno per “casi speciali” rilasciato prima delle ultime modifiche del Governo Meloni; il 5 dicembre 2023 si reca in borgo della Posta per le impronte. È in quel momento che gli viene comunicato, erroneamente, che la legge è cambiata e che lui non ha diritto alla conversione. Nello stesso momento accadono tre cose: è spinto a firmare un foglio, scritto in italiano e senza possibilità di traduzione; gli vengono requisiti tutti i documenti della pratica e non gli viene rilasciato alcun documento. Solo successivamente, grazie al lavoro dell’avvocato Alberto Valenti, si scoprirà che il documento fatto sottoscrivere era una rinuncia alla conversione e che la pratica messa in atto non era prevista dalla legge. Il legale, incaricato di agire in tutela del cittadino straniero, decide in tempi rapidi di procedere al ricorso davanti al Tribunale Ordinario di Bologna.

Il 5 aprile 2024 è arrivata la sentenza: condanna la Questura di Parma a prendere in carico la domanda di conversione, chiarendo il diritto del gambiano a procedere con la domanda di conversione e contrastando la prassi scorretta degli uffici parmigiani, oltre al pagamento delle spese processuali (quasi tremila euro). Stando al giudice veniva messa in atto una interpretazione erronea del cosiddetto Decreto Cutro: negando la presentazione della domanda di conversione, facendo firmare dichiarazioni di rinuncia e ritirando contestualmente la ricevuta della domanda senza rilasciare alcunché allo straniero.

Secondo Ciac, ente di tutela di cittadini stranieri, si tratta di una sentenza di fondamentale importanza. “Il giudice – spiegano – stabilisce in maniera netta e chiara che la Questura non può rifiutarsi di accogliere la domanda di conversione di un permesso di soggiorno da Casi speciali ad uno per Lavoro mettendo in atto una pratica non corretta che lede in maniera lampante un diritto. Invitiamo, ancora una volta, i migranti in possesso di un permesso di soggiorno per Casi speciali a rivolgersi direttamente agli sportelli di Ciac per avere maggiori informazioni e a non ascoltare chi continua a dire che non sia possibile fare questa procedura”.

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