Ciac sui profughi dall’Ucraina: “Frontiere aperte, abbandonare sistema emergenziale e puntare su accoglienza pubblica, integrata e diffusa”
In questo drammatico momento, come ente di tutela di cittadini migranti, chiediamo con forza che l’Europa e l’Italia abbandonino immediatamente la politica dei respingimenti alle frontiere e che si organizzi in tempi rapidi l’accoglienza di queste persone.
Comunicati stampa
In questi giorni la guerra è tornata a scoppiare nel cuore dell’Europa con il conflitto in Ucraina. Una situazione che ci lascia sgomenti e ci spinge, ancora di più, a chiedere che le armi tacciano immediatamente, insieme a tutti i pacifisti d’Italia e di Europa. Questa tragedia umanitaria ne provoca una seconda: stando alle prime stime delle Nazioni Unite sono già oltre cinquecentomila le persone che hanno abbandonato il paese e, se l'escalation militare non si fermerà subito come chiediamo, si prevede l’arrivo in Europa di milioni di profughi ucraini o di migranti già presenti nel paese. In questo drammatico momento, come ente di tutela di cittadini migranti, chiediamo con forza che l’Europa e l’Italia abbandonino immediatamente la politica dei respingimenti alle frontiere e che si organizzi in tempi rapidi l’accoglienza di queste persone.
Prima di tutto, è necessario cambiare radicalmente strada rispetto a quanto avvenuto con l’emergenza Afghanistan: a 7 mesi di distanza la grande maggioranza delle persone evacuate sono ancora in strutture emergenziali perché il sistema ordinario pubblico Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) non è stato messo nelle condizioni di rispondere tempestivamente: i posti dedicati sono tutt’ora pochissimi (solo tremila per cinquemila persone evacuate) e i tempi per affidare i servizi sono lunghissimi. Il Ministero dell’Interno e il governo non possono attuare lo stesso schema, facendo precipitare l’emergenza sui territori senza metterli in condizione di gestirla. Per questo, dal nostro punto di vista, è necessario ampliare immediatamente e in modo consistente la capienza del sistema dell’accoglienza integrata e diffusa e prevedere procedure che permettano a Comuni ed enti di tutela di accogliere da subito.
Ora più che mai risulta insensato continuare a passare da un’emergenza all’altra (Siria, Libia, Afghanistan, ora Ucraina) senza una vera risposta strutturale. Non sono bastate, ci chiediamo, le crisi degli ultimi anni a far capire che risposte inadeguate e politiche emergenziali non risolvono il problema? Appare sempre più chiaro che, a fronte del possibile arrivo di decine di migliaia di profughi, il sistema Cas è saturo e il sistema Sai è bloccato dalle indecisioni dei nostri governanti. Serve immediatamente, quindi, una politica di accoglienza vera e duratura, con impegni coerenti e tempestivi.
Registriamo che in questa occasione anche i Sindaci di ogni parte politica, Lega compresa, hanno dichiarato la loro disponibilità ad accogliere i migranti. Ci auguriamo, quindi, che ogni Comune del nostro territorio dia seguito a queste parole con un impegno concreto. Allo stesso tempo istituzioni, enti locali e terzo settore devono reclamare a gran voce un sistema pubblico, semplificato nella burocrazia, che permetta di attivarsi in tempi rapidi, non tra sei mesi.
A livello internazionale auspichiamo che le frontiere siano aperte per permettere sia agli ucraini sia ai tanti migranti presenti in quel paese, di poter accedere in sicurezza al territorio europeo. Inoltre, è fondamentale che l’Italia elimini l’Ucraina dall’elenco dei cosiddetti “paesi sicuri”, che rende oggi quasi impossibile ai cittadini ucraini – come a tutti coloro che provengono da stati presenti su questa lista - di ottenere protezione, poiché si suppone che il rimpatrio non li metterebbe in una condizione di pericolo.
Infine, chiediamo all’Unione Europea di attivare immediatamente la direttiva 55/2001 che consente di destinare risorse specifiche per l’accoglienza e introduce un permesso di soggiorno temporaneo europeo. Sarebbe un passo avanti fondamentale per permettere una vera accoglienza dei profughi che lasciano un paese dilaniato dalla guerra.
Prima di tutto, è necessario cambiare radicalmente strada rispetto a quanto avvenuto con l’emergenza Afghanistan: a 7 mesi di distanza la grande maggioranza delle persone evacuate sono ancora in strutture emergenziali perché il sistema ordinario pubblico Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) non è stato messo nelle condizioni di rispondere tempestivamente: i posti dedicati sono tutt’ora pochissimi (solo tremila per cinquemila persone evacuate) e i tempi per affidare i servizi sono lunghissimi. Il Ministero dell’Interno e il governo non possono attuare lo stesso schema, facendo precipitare l’emergenza sui territori senza metterli in condizione di gestirla. Per questo, dal nostro punto di vista, è necessario ampliare immediatamente e in modo consistente la capienza del sistema dell’accoglienza integrata e diffusa e prevedere procedure che permettano a Comuni ed enti di tutela di accogliere da subito.
Ora più che mai risulta insensato continuare a passare da un’emergenza all’altra (Siria, Libia, Afghanistan, ora Ucraina) senza una vera risposta strutturale. Non sono bastate, ci chiediamo, le crisi degli ultimi anni a far capire che risposte inadeguate e politiche emergenziali non risolvono il problema? Appare sempre più chiaro che, a fronte del possibile arrivo di decine di migliaia di profughi, il sistema Cas è saturo e il sistema Sai è bloccato dalle indecisioni dei nostri governanti. Serve immediatamente, quindi, una politica di accoglienza vera e duratura, con impegni coerenti e tempestivi.
Registriamo che in questa occasione anche i Sindaci di ogni parte politica, Lega compresa, hanno dichiarato la loro disponibilità ad accogliere i migranti. Ci auguriamo, quindi, che ogni Comune del nostro territorio dia seguito a queste parole con un impegno concreto. Allo stesso tempo istituzioni, enti locali e terzo settore devono reclamare a gran voce un sistema pubblico, semplificato nella burocrazia, che permetta di attivarsi in tempi rapidi, non tra sei mesi.
A livello internazionale auspichiamo che le frontiere siano aperte per permettere sia agli ucraini sia ai tanti migranti presenti in quel paese, di poter accedere in sicurezza al territorio europeo. Inoltre, è fondamentale che l’Italia elimini l’Ucraina dall’elenco dei cosiddetti “paesi sicuri”, che rende oggi quasi impossibile ai cittadini ucraini – come a tutti coloro che provengono da stati presenti su questa lista - di ottenere protezione, poiché si suppone che il rimpatrio non li metterebbe in una condizione di pericolo.
Infine, chiediamo all’Unione Europea di attivare immediatamente la direttiva 55/2001 che consente di destinare risorse specifiche per l’accoglienza e introduce un permesso di soggiorno temporaneo europeo. Sarebbe un passo avanti fondamentale per permettere una vera accoglienza dei profughi che lasciano un paese dilaniato dalla guerra.
Come Ciac siamo pronti a fare la nostra parte per accogliere chi deciderà di lasciare l’Ucraina ma chiediamo a tutti i parmigiani di aiutarci: per mettere in pratica i progetti sono fondamentali gli appartamenti. Per questo invitiamo chiunque voglia mettere a disposizione una struttura a contattare il nostro centralino 0521522080 o scriverci una mail a associazione@ciaconlus.org.